il quaderno degli appunti è dove e come nascono le idee
quelle che poi vanno a finire sulle tovaglie e tra le lenzuola...

sabato 25 giugno 2011

la famiglia home design exibithion and market


Sono passati diversi giorni dal la famiglia home design exibithion&market, e non uno in cui abbia avuto la calma per sedermi e scrivere di quanto accaduto.

Oggi sì.

E’ stato bellissimo. Bellissimo. Eravamo tantissimi e vorrei ringraziare tutti per la presenza e l’accoglienza e la partecipazione e i sorrisi e l’interesse... e anche per gli acquisti. E’ finito tutto. Quasi tutto.

Si ricomincia.


Scegliere di fare artigianato non è solo scegliere di svolgere una particolare professione.

E’ adeguarsi a una condizione dell’anima, e adeguare l’anima a una condizione.

Quella di lasciare andare, spremersi impegnarsi creare concludere contemplare con soddisfazione (ma anche restare delusi, ogni tanto) e poi lasciare andare... ciò che si è fatto e con esso il tempo e una parte di cuore. Con la fiducia che il cuore è in marcia e ben funzionante finché ha l’audacia di restare vuoto, come vuoto è un contenitore capace di accogliere.

L’artigianato è la risposta alle domande che mi faccio certi giorni quando guardando alla mia vita mi chiedo dove siano finiti alcuni suoi pezzi.

Ho sempre lasciato indietro qualcosa. E sarà che mi avvicino agli anta, ma trasformare quello che sembrava un difetto in vanto a un certo punto è una condizione di sopravvivenza. Ora sono persino orgogliosa di me. So lasciare andare, ho imparato a lasciare andare. Persone, cose, pensieri e periodi.

E creazioni. Di tante non ho più neanche delle foto, alcune se le incontrassi oggi non le riconoscerei, e via dicendo.


L’altra sera due care amiche sono venute a scegliere un regalo di matrimonio tra le cose rimaste dopo la mostra. Era un pezzo importante, per me (sarcastic tablecloth). Quando le ho viste uscire di casa con il pacchetto regalo chiuso ho avuto una vertigine al pensiero che dentro la busta, insieme alla tovaglia sarcastica, c’era una settimana di lavoro e di incazzatura gentile che mi aveva portato a trovare quelle parole.

Una vertigine. Poi ho pensato “ciao”. Poi ho detto “State bene”, rivolgendomi a tutte e tre.

E’ importante. Tante cose in questo periodo della mia vita mi ricordano che tenere la spina attaccata all’esistenza (rubo la metafora alla Pampi) vuol dire succhiare corrente in continuazione, quella che c’è, quella che si può. L’importante è restare collegati (forse qui c’è anche lo zampino di Jovanotti)...


Dovevo parlare della mostra, è vero. Però la mostra è stata anche questi pensieri per me.

Il ricco aperitivo di Luce44 non ho ovviamente avuto il piacere di assaggiarlo, spero di aver detto almeno una parola a ogni ospite, spero che sia stato un evento divertente e leggero come immaginavo, nel progettarlo, che fosse.

Le foto che vedete sono state scattate poche decine di minuti prima che arrivassero le prime avventrici (le colleghe Manu e Ciuci e la cognata Chiara, una citazione dovuta).


Grazie ancora a tutti. Mi sa che lo rifaccio!
















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